1° incontro: SABATO 14 MAGGIO 1994 ore 16,30/19,30
SINTONIZZARSI CON L'ARTE ATTRAVERSO L'IMMAGINARIO FILMICO
con la proiezione del film "Figli di un Dio minore"
breve pausa
CAPIRE L'ARTE:
discussione sul contenuto dell'opera filmica.*
* Vi proponiamo una chiave di lettura del film consapevoli che esistono altre possibilità di interpretazione e che, certamente, non potremmo esaurire tutti i temi ne' percorrere tutti gli spunti che la ricchezza del film suggerisce. Inoltre, tralasciamo tutto ciò che riguarda l'aspetto tecnico e di realizzazione dell'opera, quindi fotografia-ambientazione-scenografia-capacità artistica degli attori ecc. perché questo non è un lavoro di critica cinematografica, ma un lavoro teso ad affrontare alcuni degli argomenti che il film stimola,uscendo dall'isolamento emotivo e sperimentando, in una atmosfera protetta e di sostegno reciproco, i diversi vissuti di fronte allo stesso tema. Il presupposto di base è che in un gruppo, ognuno è una parte della totalità, e quindi, ciò che è vissuto dal singolo appartiene a tutto l'insieme.
CHIAVE DI LETTURA
Analizzare questo titolo potrebbe occupare molto spazio se esiste un Dio minore esiste un Dio maggiore-.
Certamente è provocatorio!
Sembra si voglia contrapporre due "Dio" e due diversità di "figlio", due mondi contrapposti.
L' handicap della protagonista non è una favola sull'uomo, ma è lo strumento che ci mette in contatto con il LIMITE, con il difetto; fa scoprire che la dimensione dell'uomo non è l'onnipotenza, ma l'essere limitato.
Su un isola, a breve distanza dalla terra ferma, vive una
donna arroccata nel suo castello, prigioniera non solo del
suo handicap, ma anche del suo orgoglio.
Suo padre l'ha rifiutata perché sordomuta, sua madre l'ha
odiata perché è stata la causa dell'abbandono da parte del marito
Attorno a questa prigione-castello gravita sia l'orgoglio della donna che quello dell'uomo. Il rapporto di coppia tra i due protagonisti non è il fine ma lo strumento per arrivare a toccare ciascuno il proprio limite:
pieno di fantasia, di creatività e di
amore.
Il suo curriculum di insegnante e di uomo è particolarmente
brillante e ricco di variegate esperienze di vita: nonostante
questo, ma forse proprio per questo, il saggio e navigato
direttore lo mette in guardia dal pericolo di voler strafare
ponendosi obbiettivi miracolistici, e gli rammenta:
"qui non vogliamo cambiare il mondo, ma aiutare i ragazzi a cavarsela un po' meglio: Tutto il resto è fumo negli
occhi!"
ed inizia (in realtà continua) una luminosa opera di "recupero"
della parola insieme ad un gruppo di ragazzi sordomuti. Non
tutti però lo seguono: c'è un ragazzo in classe che non proverà
mai a tirare fuori la sua voce.
Nemmeno Sara ( che è ospite della scuola dall'età di cinque
anni e svolge mansioni di donna delle pulizie) ha intenzione
di seguirlo; infatti lei HA DECISO che non parlerà mai, perché
lei è disposta a fare solo quello che sa fare PERFETTAMENTE.
Jim però da per scontato che per una persona che non può parlare
l'unica via perseguibile è saltare il limite, colmare la minorazione,
accostarsi il più possibile alla "normalità".
(Il paradosso è che la normalità è intesa come status in cui cade la
massima frequenza di comportamento - in un mondo di sordomuti
sarebbe Jim a doversi adeguare alla norma corrente, ad essere il diverso)
Ma chi ha un grosso ideale di perfezione dentro di se', come fa a trattare i figli di un Dio minore?
L'uomo-operatore-Jim potrà arrivare all'incontro con la donna-disabile-Sara solo a patto che:
1) si spogli dei suoi abiti mentali di supremazia nei confronti di Sara ( scena della piscina dove Jim si
butta in acqua vestito e lei lo spoglia nudo e lo attrae a se per fare l'amore)
2) rinunci alla sua volontà di sovrapporsi a Sara, di volerla cambiare a tutti i costi dicendole come deve
pensare e come deve vivere (scena della lite dopo la serata a cena dell'amica economista)
Sara: "... tu pensi per me, pensi per Sara, come nemmeno esistessi! Lei non lavora, ci sono io; lei imparerà a
parlare, lei viene alla festa... Ma questo sei tu non io! Finché tu non permetterai che io esprima la mia personalità al pari di te non potrai mai penetrare nel mio silenzio, ne' conoscermi."
In questa sequenza Sara, usando la rabbia, si ribella alla mancanza di riconoscimento, alla strumentalizzazione (
prima le esperienze sessuali brutali e senza amore, e via via fino all'insistenza di Jim);
3) accetti di entrare nella solitudine e di attraversarla per uscire dalla volontà di imprigionare Sara in una
simbiosi indifferenziata ( scena del distacco, quando Sara fugge dalla madre e lui non deve saperlo)
Qui c'è un potere che viene esercitato sulla volontà dell'altro. Così non si esce da nessun castello, ma si giustappongono due castelli:
Jim: " se tu avessi voglia io ti potrei insegnare a parlare, tu non segui le mie labbra..."
Sara:"....io ti voglio insegnare a lavare i pavimenti...."
L'handicap viene ignorato e negato, e l'handicap è ancora il segno dell'umanità negata, il limite che non si vuole riconoscere:
4) esca dal suo castello, il regno della parola-dei logos, ed apprenda con umiltà ed in punta di piedi ad entrare nel
regno del mondo interiore, nel regno dell'anima; regno ineffabile ed indicibile, che non può essere comunicato con le
parole ma con le vibrazioni:
Non le vibrazioni sonore (musica, canto) ma le vibrazioni che partono dal profondo del cuore simili a quelle che partono dalla vastità del mare e si rifrangono incessantemente come onde sulla spiaggia ( scena del mare, delle onde).
Questo è il percorso che un uomo può fare se vuole passare da una dimensione conosciuta ( la sua) ad una dimensione sconosciuta ( quella dell'altro ): se vuole realizzare la dimensione di un pianeta dove l'uomo e la donna possano vivere insieme:
MA COSA PUO' RAPPRESENTARE SARA OLTRE ALLA DONNA, AL FEMMINILE AL LIMITE (handicap),
ALLA DIMENSIONE SCONOSCIUTA FUORI DI JIM?
PUO' SARA ESSERE UNA PARTE INTERNA DI JIM
PUO' RAPPRESENTARE IL LIMITE INTERNO-LA PARTE "DISABILE" DI JIM CHE EGLI NON RICONOSCE
COME SUA, CHE VIVE PROIETTATA IN SARA, CHE NON VIENE ACCOLTA ED ACCETTATA PER QUELLO
CHE E' REALMENTE MA RIFIUTATA ATTRAVERSO IL CAPARBIO TENTATIVO DI PORTARLA ALLA
NORMALITA'- DI FARLA PARLARE?
Ad un certo punto Jim dice a Sara infuriato: ".... io credo che tu stia mentendo, credo che sia il tuo stupido orgoglio
che non ti permetta di parlare con me,...LEGGI LE MIE LABBRA, e se tu vuoi parlare con me devi imparare il mio
linguaggio ti fa comodo controllare gli altri facendo finta di ignorarli parla!
PERCHE' JIM FA L'INSEGNANTE PER SORDOMUTI?
Sara glielo chiede più volte nella scena del ristorante mentre ballano, e lui visibilmente in difficoltà le risponde: "non lo so, diciamo che voglio insegnare ai sordomuti a parlare perché mi piace il suono della mia voce!
PERCHE' JIM NON RICONOSCE DI AVER BISOGNO DI SARA? L' ALTRUISMO E' SEMPRE AMORE ? E IL BISOGNO?
Se Sara può essere una parte di Jim , anche Jim può essere una parte di Sara ?
Il maschile ed il femminile, prima di incarnarsi in un uomo e in una donna, non sono parti contemporaneamente
presenti in ogni individuo, anche se in proporzioni diverso a seconda del sesso?
E il percorso di Sara?
Come può uscire Sara dal suo castello, imprigionata dalla chiusura e dalla rabbia, ed armonizzare la sua parte
maschile con il femminile, far pace con se stessa ed andare, poi incontro all'uomo?
Fino a questo punto la donna non ha accettato la menomazione, ma anzi, per lei è il segno di una necessità costante di
vendetta. La vendetta contro il padre e la madre che l'hanno rifiutata;
Sara dice alla madre: "tu non mi hai aiutata, tu mi hai odiata, ma ora..."
La vendetta richiama la legge del taglione : "tu mi hai fatto questo, ed io ti rispondo con la stessa misura"; il circuito
logorante della vendetta porta ad una espiazione senza fine ( come per Sara lavare i pavimenti, i gabinetti ).
E' IL DOLORE SENZA SPERANZA.
E' come se Sara pensasse: " e se io lascio entrare il cavaliere nel mio castello cosa accadrà"? Sarò di nuovo ferita,
tradita e ripudiata ?
Inizialmente c'è una coazione a ripetere da parte di Sara, di fuga e di rifiuto nei confronti di Jim, ma nello stesso
tempo c'è il grido di RABBIA che si sprigiona come invocazione di un PERDONO.
Stanca dell'odio, entra in vibrazione affettiva con la madre; c'è il ritorno alla casa materna, dove le colpe della madre e della figlia si trasmettono attraverso gli occhi e si esauriscono nel pianto: Il pianto che non è disperazione, ma richiesta di perdono:
Attraverso questo passaggio si riscopre l'amore per se stessi, per gli altri, e l'handicap non è più ostacolo alla comunicazione, ma è integrato dentro ad un processo di rinascita, dove proprio 1' handicap è servito come materia grezza per costruire l'opera d'arte.
Jim dice a Sara nell'ultima scena: "credi che riusciremo a trovare mai un pianeta dove TU ed IO saremo uniti e distinti al di la' del silenzio e al di la' dei suoni?".
Ma cosa è questo pianeta sconosciuto ?
E' l'opera d'ARTE, cioè trasformazione e non negazione di qualsiasi materiale umano, anche penoso e doloroso.
L'artista infatti è colui che riesce, raccogliendo anche un oggetto ignorato da tutti, senza apparente valore, a dargli un
anima vitale capace di trasfondere bellezza.
Jim e Sara riescono a trasformare artisticamente la loro vita individuale operando una sintesi armonica degli opposti e
ponendo le basi per una nuova creazione artistica :la loro coppia.
Gli successivi incontri si terranno presso i locali della :
Cooperativa Assistenza e Territorio in via San Fiorenzo N. 19 Telefono 5621925
il MARTEDÌ' dalle ore 20,30 alle ore 22,00 nei giorni:
17 Maggio
24 Maggio
31 Maggio
7 Giugno
14 Giugno
21 Giugno
28 Giugno
Gli incontri saranno condotti dal dott. VALERIO PASQUIN Psicologo Psicoterapeuta didatta della S.U.R., e dalla dott. DANIELA ATTILI Psicoioga Psicoterapeuta S.U.R.
1) S.U.R.: Sophia University of Rome
2) I. A.P.E.: Istituto di Antropologia Analitica Esistenziale
C.E.R.V.O.A.: centro Europeo di ricerca sulla vita come opera d'arte