Locandina Mignon è partita

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    LETTURA SOPHIARTISTICA DEL FILM: "MIGNON E' PARTITA"
    Regia di Francesca Archibugi

    Chiave di lettura proposta:
    la trasformazione di Giorgio da ragazzo perfetto a Persona.

     

    a cura di Daniela Attili e Domenico Carbone (da un elaborato di G. Montesanto)

    Nessuno è perfetto!
    Non si può pretendere la perfezione!
    La perfezione non è di questo mondo!
    Quante volte abbiamo sentito dire, o detto queste frasi?
    Un luogo comune, nel quale nessuno rischierebbe di cadere, se non per scherzo, affermando: "Io sono perfetto!".
    Purtroppo però, questa, che ci appare un'ovvia verità, non corrisponde affatto alla nostra realtà esistenziale.
    La PERFEZIONE, non come sana aspirazione ad un costante miglioramento (perfettibilità), ma come IDEALE imperativo, e per definizione irraggiungibile , si è stratificata sotto forma di struttura mentale rigida, che invade l'uomo dall'interno e che lo perseguita. A causa di questa istanza egli diventa l'inconsapevole giudice implacabile dei suoi errori ed "imperfezioni", e successivamente il carnefice di se stesso e degli altri, attraverso una continua auto ed etero punizione (critica-giudizio-svlutazione).
    Le conseguenze di un tale "vivere" sono numerose e implicano vari piani di lettura, tra cui l'impossibilità di un pieno godimento di ciò che siamo, di quello che ci accade, di quello che siamo arrivati ad essere fino a questo momento .
    Esistono infinite fogge che l'ideale di perfezione assume, una per ogni essere vivente, anche se alcune modalità sono più comuni di altre; ad esempio:

    • l'ideale di perfezione estetica che ci vuole tutti impeccabili, belli, magri , giovani e felici, come il costume occidentale ci impone, attraverso il bombardamento di standard da eguagliare;
    • l'ideale di perfezione "morale" che ci spinge a criticare ed escludere tutti coloro che hanno uno stile di vita diverso dal nostro.
    • l'deale di perfezione sociale in nome del quale dobbiamo raggiungere sempre maggiore successo e ricchezza

    L'ideale di perfezione diventa così una gabbia, da cui è possibile uscire se ci sintonizziamo con la nostra creatività profonda ( il SE' ) sviluppando la capacità artistica per mettere fantasia e magia nella nostra vita.

     
    In una famiglia un po' rumorosa e caotica, Giorgio si differenzia dai suoi fratelli perchè sembra già adulto, preciso e perfettino nell'aspetto, nel parlare, nel comportamento.
    La madre, tutta presa dalla numerosa famiglia, sceglie Giorgio per chiacchierare, l'unico con cui riesce un po' a comunicare, anche dei suoi problemi con il marito, un uomo infantile, assente anche quando c'è, che la tradisce con la commessa della libreria di cui è proprietario.
    I fratelli sono distratti, superficiali, litigiosi o lamentosi, ognuno è preso dalla sua vita dai propri ruoli e dagli amici del gruppo.
    All'improvviso arriva una cugina dalla Francia, Mignon: una ragazza che guarda con aria di sufficienza tutto e tutti, che ha pretese di grandezza, e che sembra fare un favore agli altri, anche quando è lei ad aver bisogno di aiuto. E' infatti dovuta venire a Roma da questi suoi parenti perché il padre ha dei problemi. In seguito saprà che il padre, un ambizioso architetto, è stato arrestato per il crollo di un palazzo e che sua madre, che ha sempre avuto paura di tutto, non è in grado di pensare a lei.
    Nonostante i difetti di Mignon, Giorgio è quello che capisce anche il suo disagio e l'aiuta, instaurando con lei un'amicizia ed una comunicazione solidale.
    Alla professoressa, che gli chiede di trovare almeno un pregio di Mignon, dice: "E' bellissima". Infatti ben presto comincia timidamente ad innamorarsi di lei.
    Timidamente, perché entrare in una relazione amorosa è per tutti una novità che fa paura, ma a maggior ragione per un perfezionista come Giorgio, che non può rischiare di fare una brutta figura o di non essere all'altezza della situazione.
    Timidamente, anche perché un ragazzo di quell'età (spesso continuiamo a farlo per tutta la vita!) frequentemente si scontra con le disillusioni che gli adulti hanno provato nelle loro relazioni amorose, ma anche con le paure mascherate, personali e dei coetanei, che usano allora ricatti, giochi di seduzione, calcoli per utilizzare l'altro per la propria soddisfazione o per verificare il proprio potere.
    Sulla scia di questa rivoluzione o di questa verifica, comincia allora per Giorgio complessivamente un periodo particolare, pieno di cambiamenti, ricco di contrasti ed avvenimenti che possono decidere della vita di una persona, secondo le scelte che più o meno consapevolmente verranno fatte: l'ADOLESCENZA,  che  è l'anticamera scomoda e fondamentale per passare dall'infanzia alla maturità.
    In poco tempo infatti, Giorgio dovrà rivedere il rapporto con se stesso, con la famiglia, soprattutto con la madre, con la scuola, con l'altro sesso, con gli amici insomma con tutta la sua vita; soprattutto dovrà demolire ed abbandonare il suo ideale di perfezione.
    Comincia ad andare male a scuola e rompe il modello che aveva creato per le richieste esigenti dell'insegnante, madre di un ragazzo portatore di handicap, che si aspettava da lui tutto quello che il figlio non avrebbe potuto darle, "tu sei l'altra metà di mio figlio"..."ci terrei tanto che tu prendessi un bell'ottimo" e Giorgio risponde "a me, anche uno straccio di sufficiente andrebbe bene!" e lei replica "si lo so, ma sono io che ho bisogno di quell'ottimo, un'occasione esistenziale".
    Affronta le sue insicurezze, le paure e le maschere difensive nel rapporto d'amore inespresso con Mignon, la quale intanto inizia un flirt reattivo con Cacio.
     
    Si scontra con la madre che lo aveva caricato dei suoi problemi e aveva fatto delle richieste troppo grandi per lui.
    Non può più solo con il controllo ( la sua prova della volontà ) affrontare la vita che gli sfugge ed è tanto più complessa di quanto lui conosca, e viene sommerso dalla delusione che lo schiaccia. E' significativa la scena in cui lui, vestito da Pinocchio-burattino, sotto la pioggia, ripete disperato il suo rituale magico mentre Mignon se ne va sul motorino di Cacio.
    Durante la festa Giorgio è "costretto" a bere e PERDE IL CONTROLLO. Lui sempre così affidabile e responsabile, in un solo attimo colpisce il suo ideale di perfezione ( svela il segreto che la madre gli aveva confidato) e quello di Mignon, nella forma di idealizzazione del padre (confessandole che il suo adorato papà non è quell'uomo perfetto e grandioso che lei credeva). Mignon reagisce al suo bisogno d'affetto e sostegno frustrato decidendo di trasgredire al suo stesso sentire; inizia ad abbattere il suo ideale di perfezione, si mette con Cacio anche se prova disprezzo per lui: "se fossi morta non sarebbe importato a nessuno. Nessuno vuole bene a nessuno!" dice dopo l'incidente con il motorino.
    Anche Giorgio trasgredisce, sopraffatto dai conflitti intuisce che compiacere gli altri, anche se lo fa sentire un eletto e gli da un certo potere, è anche una trappola che gli si ritorce contro e che lo snatura. Questo non è il suo progetto, non lo aiuta a crescere ed a maturare nella libertà; deve tentare strade nuove, anche con rabbia e rifiutando regole e costrizioni.
    Nella trasgressione è però importante cogliere se la finalità è positiva o negativa, cioè costruttiva o distruttiva totalmente. Possiamo trasgredire ai genitori perché è la strada necessaria per crescere e per acquisire una nostra identità, oppure perché vogliamo vendicarci di loro e, attraverso di loro, contro la vita. Possiamo trasgredire le leggi sociali, o quelle della natura e del cosmo, sia per inventare strade nuove per noi, per l'umanità e per la vita, sia per un progetto vendicativo che distrugge noi, gli altri e la vita stessa.
    Per esempio è certamente positivo trasgredire all'ideale di perfezione costruito dagli altri e da noi stessi che, invece di spingerci a migliorare, ci fa sentire perennemente inadeguati, schiacciati dalla nostra inguaribile imperfezione ed impotenza. Giorgio, che tanto pretendeva da sé e dagli altri, viene sommerso dalla disperazione e tenta il suicidio.( Un gesto teatrale, lo definisce Mignon )
    Questa è l'estrema forzatura rispetto alla vita che possiamo accettare ed affrontare ogni volta come un opportunità nuova, una prova positiva per sé, e per chi ci sta accanto. Così anche le sconfitte, le occasioni perdute ( il collo di Mignon mai sfiorato con un bacio ) potranno servire per rivedere se stessi e le cose, per migliorare, ma senza false illusioni o pretese inutili.
    Mignon decide di affrontare la realtà della sua famiglia, inventa creativamente un modo costruttivo per "costringere gli altri (sua madre) a vederla"; sulla scia di Giorgio inventa il suo personale "gesto teatrale": la falsa gravidanza, che sblocca tutti i "no, non puoi ancora andare", e torna nell'irraggiungibile Parigi. La partenza di Mignon rappresenta per Giorgio la fine di un periodo, di un modo di essere: non può più passare attraverso le sbarre del cancello, è cresciuto!  
    Questo segnale di limite all'onnipotenza infantile può però riportare Giorgio alla forza vera che ha se si confronta con la vita così com'è, con tutti i suoi aspetti, anche opposti, in modo da incidere costruttivamente nella realtà e trasformarla con tutta la sua creatività.

     

    Dr.ssa Daniela Attili • Psicologa • Psicoterapeuta • Antropologa esistenziale
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