Il valore della malattia

    La malattia è sempre stata considerata il peggiore evento che possa accadere ad un essere umano. Dopo la morte naturalmente. Per ‘eliminare’ la malattia abbiamo utilizzato ogni mezzo possibile in tutte le epoche della nostra evoluzione.
    Mezzi commisurati al nostro grado di sviluppo.
    All’inizio dei tempi erano riti, erbe, amuleti e cibi speciali e questo è stato il tempo in cui, pur non conoscendo ancora nulla dei meccanismi precisi che sottendono la malattia, siamo stati forse più vicini alla verità. I mezzi di cura erano amministrati della donna e dell’uomo di medicina; che si chiamassero bruja, curandero, sciamano, stregone, guaritore, vaidya o guru, tutti, con le varianti culturali del luogo geografico e dell’epoca, perseguivano lo stesso intento: riequilibrare le disarmonie del corpo e della mente. Poi, con lo sviluppo del pensiero filosofico greco l’occidente è uscito dalla ‘magia’, ha separato il corpo dalla psiche. Facendo parecchi salti temporali siamo passati per i salassi e le purghe, fino ad arrivare al pensiero scientifico e quindi al suo metodo, e ora abbiamo la chemioterapia, i trapianti di organi vitali, gli esoscheletri e la nanomedicina. La medicina fa cose sempre più strabilianti.
    Tutto per combattere e annientare la malattia. Il più presto possibile.
    Curare, lottare, combattere, sconfiggere, annientare, evitare, prevenire sono tutte le azioni che compiamo contro la malattia. Essa è il nemico e nessun valore le viene riconosciuto. Nessuna indicazione esistenziale, nessuna saggezza, nessuna correlazione con ciò che la nostra persona sta complessivamente vivendo e con ciò di cui abbiamo profondamente bisogno.
    Salvare la vita, sconfiggere la morte questo è l’unico obiettivo che rimane.
    Siamo diventati molto raffinati ed efficaci in questo campo.
    E ci siamo progressivamente allontanati dall’idea di riequilibrare le disarmonie, di ‘leggere’ ciò che ci accade e trarne insegnamenti
    L'iper specializzazione l’iper conoscenza hanno fatto perdere la visione d’insieme dell’essere.
    Non siamo più persone ma oggetti frammentati, parziali. Lo stomaco, il cuore, la circolazione i polmoni...

    C'è un sintomo?
    Se è leggero, per lo più si fa da sé con l’infinita gamma di analgesici antinfiammatori da banco. Se il sintomo è più grave o persiste la medicina allopatica lo inquadra in una diagnosi e prescrive il da farsi per eliminare il problema costi quel che costi. Il più presto possibile.
    In questo quadro qualsiasi sia l’eziologia, la gravità e l’esito della malattia in questione essa appare colpirci a caso. Come fossimo in una gigantesca roulette russa... non c'è il colpo sei salvo, c'è il colpo sei malato o morto.
    Hai saputo del collega del secondo piano? Ha un tumore! Poveretto.
    E nel retro pensiero aleggia la domanda:’ quando succederà a me o ad uno dei miei cari?
    C'è un nemico insidioso e imprevedibile sempre in agguato.
    Non che la medicina non abbia individuato, e da parecchio, negli stili di vita scorretti uno dei fattori che favoriscono la malattia (alcool, fumo, sovralimentazione e con cibo spazzatura, assenza di movimento, assenza di controlli preventivi soprattutto se in famiglia si ripetono determinate patologie (familiarità viene detta). E molto altro.
    Ed ha anche ampiamente indicato gli stili di vita corretti per prevenirla (ovvero non ammalarci) (alimentazione corretta, moto, vivere all’aria aperta in ambienti non inquinati e non rumorosi, controlli preventivi soprattutto se si ha familiarità. E molto altro.
    Me è del tutto evidente che non basta. Le persone guariscono e allungano il tempo della loro vita e le persone continuano ad ammalarsi e continuano a morire.
    La medicina ufficiale continua a costruire la sua onnipotenza fallace su una scissione.

    Ripartiamo dal sintomo. Che cos'è un sintomo?
    È un segno, un’indicazione un avvisaglia che il corpo esplicita richiamando la nostra attenzione su quel distretto, su quell’ organo o apparato. Dunque una spia preziosa.
    Siete in autostrada, vi si accende la spia dell’olio, pensereste mai di piazzare la gomma americana che state masticando sulla spia accesa della vostra auto continuando il viaggio come se nulla fosse?
    Bene questo è quello che facciamo usualmente con il corpo. E questo è quello che continuamente ci invitano a fare tutti i media. Mal di testa- analgesico; mal di pancia-analgesico; febbre-antipiretico; diarrea imodium; dolori articolari - niente paura un bel cerotto di novocaina e la contrazione sparisce almeno fino al prossimo cerotto; raffreddore-’prendi questo che ti passa tutto per 24 ore e puoi continuare a fare la tua vita di sempre, come se nulla fosse.
    (Sul tema antibiotici e loro abuso persino un pachiderma come l’ISS ha fatto una campagna invitando prima di tutto i medici e le persone tutte a non utilizzarli se non sono assolutamente necessari.)
    Quanti si chiedono come mai ho mal di testa? E coma mai proprio adesso? Come mai ho il torcicollo? E come mai proprio adesso?
    Come mai ho l’influenza?
    ‘Ma come gira il virus non lo sai? Sta a letto un sacco di gente!’
    Vero, ma molta altra gente non sta a letto. E come mai visto che il virus gira così tanto?’
    Quanti dei medici formati diciamo ‘sull’evidenza clinica’ e sull’applicazione dei protocolli si sporgono ad esplorare ed integrare i vasti aspetti della Persona che hanno davanti?
    Ma soprattutto quanti di noi sono disposti a superare questa scissione riconoscendo un valore ai segni/sintomi prima e alla malattia dopo? Cercando di penetrare il Senso di ciò che ci sta accadendo proprio attraverso la malattia?
    La medicina non convenzionale o tradizionale (come viene ufficialmente definita) cerca di farlo.

    Il nostro meraviglioso sistema nervoso parasimpatico agisce costantemente per mantenere l’omeostasi (ricerca e mantenimento di una relativa stabilità dell’organismo) con un’infinità di meccanismi di autoregolazione. Normalmente noi non ci accorgiamo di niente, fa tutto da solo in un caleidoscopio di continui aggiustamenti psico neuro immuno endocrinologici; ma quando richiama l’attenzione della nostra coscienza con un sintomo allora significa che l'autoregolazione non è sufficiente e che è necessario prendere atto di qualcosa, comprendere ciò che non va nella nostra vita. A questo punto è necessario l’intervento della nostra volontà cosciente per individuare ciò che ha generato questo richiamo.
    E qui entra in scena la nostra visione della vita e la capacità esplorativa interiore.
    La delega passiva è la strada più frequentata. Ho un problema? Vado dal medico che ha conoscenza e competenza e faccio ciò che dice.
    La delega attiva è la strada che preferisco. Ho un sintomo, un incidente? Prima di tutto osservo ciò che sta comportando alla ‘normalità ‘della mia vita. Sono costretta a letto? Sono autosufficiente? Mi serve aiuto? Sento dolore? Poi cerco di contestualizzare queste informazioni nel quadro della mia fase esistenziale attuale. Quando mi sono fatta un’idea mi rivolgo a chi ha competenza e conoscenza e portando già una riflessione personale chiedo tutto ciò che ho bisogno di sapere e insieme al professionista affrontiamo la questione.
    Noi siamo un unità mente-corpo-ambiente quest’ultimo inteso nel senso più ampio possibile. Ambiente Letterale: casa, aria, luce , cibo, luogo di lavoro... Ambiente Relazionale: affetti, partner, colleghi di lavoro, rapporto con l’autorità... Ambiente Sociale: il periodo storico-politico in cui viviamo, la nostra storia personale e quella degli antenati piú prossimi e più remoti... Ambiente Mondo Interno: relazione con se stessi con le contraddizioni con i paradossi con gli umori che ci attraversano, con le fantasie i sogni le ombre...

    Dunque se vogliamo tentare di rispondere veramente alla domanda ‘perché mi sono ammalato’ non possiamo prescindere dal considerare ognuno di questi campi cercando attivamente una sintesi significante.

    Dr.ssa Daniela Attili • Psicologa • Psicoterapeuta • Antropologa esistenziale
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