Per uno psicologo di base

    Testo elaborato per l'incontro preliminare con l'On. Argentin sulla proposta di legge di istituzione dello psicologo di base

    Sul piano teorico mi sembra ormai un dato assodato che l’essere umano è un’unità inserita in un contesto collettivo, ovvero le sfere psichica –somatica -sociale sono così compenetrate che un evento dell’una si riflette sull’altra e viceversa.
    Nella prassi però siamo molto distanti da un approccio integrato che accolga la persona nella sua complessità e si continua a procedere molto spesso con una modalità frammentata che guarda la “parte” ( l’organo o l’apparato e la sua funzione) e perde di vista il “tutto”.
    Sulla necessità di superare questa modalità di approccio alla salute credo che non ci siano dubbi e per questo vogliamo proporre un modello diverso che includa la dimensione psichica e sociale accanto a quella somatica.

    Il primo punto che vorrei mettere in evidenza è il risparmio (seppur in tempi medio lunghi) per la collettività se l'utenza si potesse rivolgere non più solo al medico di base, e poi eventualmente allo psicologo, ma alla coppia medico-psicologo di base.
    Ovviamente questo è solo uno dei tanti vantaggi che potrebbero scaturire da una simile "rivoluzione" ma lo metto al primo posto perché sappiamo quanto la dimensione economica pesi su queste decisioni.
    Nella mia lunga esperienza ospedaliera ho rilevato la grande quantità di visite specialistiche, di esami clinici costosissimi, e farmaci annessi che vengono richiesti e prescritti dai medici di base e dagli specialisti ed erogati dal SSN.

    Parlando con qualche medico di base mi sono resa conto del disagio che essi stessi provano proprio riferito alla quantità di pazienti che si rivolgono a loro per motivi diversi da una visita medica, soprattutto per il bisogno di parlare, ma anche solo di uscire di casa, (ad esempio molti anziani per i quali l'ambulatorio del medico di base rappresenta l'unica relazione costante), per l’ansia (il cui correlato fisico in assenza di una capacità di decodifica diventa l'unica percezione del paziente che è convinto di essere malato nel corpo), per stati d'animo depressi (che a volte è proprio Depressione ma può anche riguardare la gamma di sentimenti umani correlati ad eventi esterni - interni come la tristezza, la delusione, il rammarico, l'insoddisfazione).

    Quanto di tutto questo potrebbe essere evitato se il medico e lo psicologo di base facessero congiuntamente un buono screening del paziente al momento della sua presa in carico?

    Conoscendo la storia personale del paziente, la familiarità non più solo delle patologie ma anche e soprattutto degli stili di vita emotivo - relazionali, la sua condizione economico sociale, i suoi sogni e i suoi progetti esistenziali, i suoi punti di forza, le risorse presenti ... allora sarebbe possibile una reale prevenzione e aiutare le persone ad affrontare i momenti di crisi che ogni essere umano inevitabilmente attraversa anticipandone e scongiurandone la somatizzazione acuta prima, e la cronicizzazione poi.
    Quanti bisogni psicologici esistenziali passano dalle sale d'aspetto dei medici di base mascherati da sintomi somatici? E quante difficoltà psichiche si trasformano in patologie somatiche che nel tempo cronicizzano diventando un limite per la persona e un aggravio per la famiglia, la società e lo Stato?

    Nella migliore delle ipotesi dal solo medico di base si può ottenere un buon conforto, ma naturalmente anche altri esami clinici e ancora farmaci.
    D'altro canto questo fanno i medici! Diagnosi – prognosi – cura.

    Anche gli specialisti ospedalieri (o almeno alcuni di loro) non sono contenti di come sono costretti a svolgere il loro lavoro: tempi di visita collassati – richieste di approfondimenti molto spesso dovuti alla necessità di escludere patologie organiche per poi affrontare l’unica cosa che rimane “la psiche” – richieste di approfondimento strumentali, magari per ottenere vantaggi assicurativi (ho parlato con una neurologa che lavora in un ospedale che ha le mani tra i capelli ma che contemporaneamente davanti al sintomo riferito “mal di testa” non può che prescrivere accertamenti come risonanze magnetiche, EEG, Eco-Doppler etc. etc.)

    Dunque,
    credo che i medici abbiano bisogno di essere affiancati da uno psicologo clinico nello svolgimento della medicina di base, intanto per alleggerirsi e poi per non doversi occupare di campi in cui per lo più non sono formati (come la psicologia clinica, la psicopatologia, la psicologia della salute, la psicosomatica) e che affrontano prescrivendo farmaci o inviando i pazienti dallo psichiatra (non dallo psicologo!).
    Cercherei un’alleanza con loro per realizzare un’equipe di base che abbracci la persona nella sua unità psicosomatica - esistenziale che generi benessere per utenti e operatori.

    Si investe molto sulla Medicina, direi quasi esclusivamente sulla Medicina e non solo per la vocazione di salvare l’essere umano, ma perché c’è business!
    Ovvero case farmaceutiche – aziende produttrici di apparecchiature diagnostiche – di reattivi di laboratorio – di supporti etc. etc. si accalcano a proporre l’ultimo ritrovato “magico” della scienza.
    Lì la “ricerca” va sempre avanti!
    Per la reale fruibilità per tutti invece siamo fermi se non in regressione.
    L’aspirazione dell’uomo a sconfiggere la morte, e ad accumulare denaro (come neutralizzatore dell’angoscia della morte) ha portato ad un’idea di medicina onnipotente che tutto può e tutto sa e ad una distorsione collettiva del concetto di salute.

    Per questo è necessario promuovere con forza la “riesumazione” di una parte così importante dell’essere umano la Psiche, che tanto può sul corpo che ne è l’effettore sapiente.

    E’ chiaro che c’è molto lavoro da fare e che la strada per raggiungere un simile obiettivo potrebbe essere lunga, per questo propongo che il gruppo di lavoro che si sta formando lavori al più presto con l’obiettivo di evidenziare il rapporto dei medici di base con la qualità della loro vita professionale, di raccogliere dati sulle casistiche dei loro ambulatori e dei nostri studi, e di rilevare cosa operatori e utenti intendano per “salute” attraverso i mezzi propri della psicologia, come questionari anonimi e colloqui, e utilizzando il web per attivare un confronto costruttivo che possa portare ad una proposta di legge che raggiunga la massima condivisione possibile.

     

    Leggi la proposta di legge

     

    Per approfondire:

    • Luigi Solano, docente dell'Università La Sapienza di Roma, da dieci anni mette in pratica la sperimentazione. Abbattendo i costi della spesa farmaceutica del 20%. Ma la sua ricerca non trova fondi per andare avanti. Leggi l'articolo sul Fatto quotidiano.
    Dr.ssa Daniela Attili • Psicologa • Psicoterapeuta • Antropologa esistenziale
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