Ho scherzato tante volte con i pazienti
minimizzando con un “tutto si risolve”
con l’abitudine ad “entrare, riparare e andarsene”
e l’onnipotenza di un bisturi.
Poi, un giorno, mi hanno detto
“hai un cancro”.
Tutta la vita si è srotolata in un attimo
la paura di morire
la forza di milioni di tonsille che vogliono tornare
nelle loro gole
le mie risate sguaiate con le mani nelle viscere degli “altri”
il terminale della diciassette
la cicatrice sul paginone di Playboy
e quello che sa fare Laslie Abbot con la bocca.
Adesso sono io il “paziente”
il tempo assume un altro significato
non ho idea di cosa pensi mio figlio
non sono capace di amare e di comunicare
di farmi avvicinare dagli altri
non ho più voce in capitolo
urlo, mi butto o combatto?
La prima battaglia va a vuoto
la radioterapia non basta
devo rischiare di perdere la voce.
Decido di attraversare la paura
decido di affidarmi alla voce di Blumfield
oltre che a un bisturi
decido di assumermi la responsabilità della cucina
“urla con me”, sono io che l’ho voluta.
E ce la faccio,
mentre intorno a me la gente muore,
Barbara, che non consegnerà mai il suo scialle,
che ha finito dopo tanti mesi,
June, che mi ha insegnato ad esserci.
Forse è vero
la generosità è un attributo del muscolo cardiaco
ho deciso di non mentire mai più.