Tre sono gli elementi che si coniugano in questo progetto: la storia, il cinema e la detenzione, sorretti dall’idea che non ci può essere Democrazia né sicurezza in una società che cerca di eliminare i suoi mali chiudendoli a chiave da qualche parte. Così è stato ed è per la malattia mentale e così è stato ed è per il crimine. Ri-assumersi la responsabilità collettiva di ciò che non va è il passo indispensabile per porvi rimedio. Per questo l’apertura a quei mondi che storicamente abbiamo tenuto “separati” assume una vitale importanza.
Nel 2017, il giorno dell'inizio del Ventotene Film Festival, la pellicola e i protagonisti della prima giornata (critici, attori, registi) hanno fatto sosta nel Carcere di Cassino, proiettando il film in programma e discutendone con i detenuti e gli ospiti presenti. E' stato presente il Dr. Antonio Perucatti, autore del libro Quel “criminale” di mio padre, figlio appunto di Eugenio famoso ed illuminato direttore del Carcere di S.Stefano.
E' stata poi invitata una piccola delegazione di detenuti del Carcere di Cassino che si sono particolarmente distinti per legalità, integrazione razziale rispetto della diversità in tutte le declinazioni, alla serata di premiazione “Open frontiers” del Festival a Ventotene.